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il romanzo della guerra 13


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Milano, 2 agosto: Io sono passato, come un’oca, per tante fasi politiche! ma mi conforta che molte saranno state le oche come me.

Il 2 agosto, ero per breve tempo di ritorno a Milano: una domenica asfissiante, deserta. Il sole aveva riflessi quasi cinerei.

Mi imbatto nel sig. H*** un vecchio barbuto germanico. Egli mi assicura che la Germania non vuole il Cosacco a Berlino. Egli ne è fieramente impressionato. — La cosa è terribile! Noi non vogliamo il Cosacco a Berlino!

«Voi, tedeschi, andate per tutto il mondo! così se anche i Russi vanno a Berlino....» Ma non dissi codesto. Dissi invece: — Ne è proprio certo lei che il Cosacco andrà a Berlino?

— Da qui a tre anni, certissimo! La Francia come una meretrice, seduta sulle ginocchia del Cosacco, lo accarezza, lo ubbriaca, gli dice: Dà per me una pugnalata alla Germania. Aspetta tre anni! dice il Cosacco.

Ma noi siamo pronti oggi!

Il paragone non manca di qualche verità. Il signor H*** batte poi queste parole, in buon italiano, sulla incudine metallica dell’accento teutonico in modo impressionante.

Mi dispiega poi un articolo del Corriere della Sera. Mi fissa, quasi minaccioso, col bianco de’ suoi occhi azzurri. Il Governo italiano ha proclamato la neu-