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20 il romanzo della guerra


siede un vecchio signore, un po’ sgangherato, sdentato e sordo. È preso dal convulso della politica: parla, mangia e ride nel tempo stesso. Aveva letto il decreto di neutralità del governo italiano, e diceva con gioia:

— Io non voglio il male di nessuno: ma è certo che i fastidi degli altri ci fanno maggiormente sentire la nostra pace.

Si rivolgeva a me, e chiedeva con insistenza:

— Non è della mia opinione?

— Imbecille!

***

Volevo riposare un po’ nel pomeriggio: ma non mi fu possibile. Che cosa stava per fare l’Italia? Poteva conservarsi neutrale? Non è una folle illusione lo sperare di non ardere in mezzo a tanto incendio? Ma e poi? Non fu rinnovato il trattato di alleanza con la Germania e con l’Austria prima ancora che scadesse il tempo? E a Trieste, a Vienna, a Berlino si suona ora la marcia reale, l’inno a Tripoli; si grida: Viva l’Italia! viva il re Vittorio Emanuele III! Ma che cosa diranno adesso che sapranno della nostra neutralità?

Ci manderanno un ultimatum di ventiquattro ore! Adesso è un gioco di società spedire ultimatum.

Non potendo dormire, sono andato a trovare, con