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il romanzo della guerra | 21 |
un pretesto qualsiasi, un signore, autorevole in molte cose, ed anche in politica.
Ho bisogno di sentire qualcuno. Non che io stimi quel signore un genio della politica; ma siccome non ho visto mai la sua cravatta scomposta; non ho mai udito la sua parola concitata, così ho bisogno di vedere se in questi monumenti terribili le sue parole e la sua cravatta si mantengono ancora così composte: cioè se ne capisce qualcosa di questo ciclone.
Mi fa l’effetto che anche lui non sia eccessivamente orientato: però è tranquillissimo.
Dice: — Già, è un momento un po’ climaterico che attraversa l’Europa...
Non so: questa frase mi fa venire in mente i periodi ciclonici ed anti-ciclonici del Corriere della Sera.
— Ma è la fine del mondo! — dico io.
Sorride della mia iperbole.
— E l’Italia?
— Ecco — dice —, tutto dipende dal contegno che terrà l’Inghilterra.
Se l’Inghilterra dichiarerà guerra alla Germania, è molto probabile che anche l’Italia sarà trascinata nel conflitto...
— E dovremo andare contro la Francia?
— Eh, già!
— E dovremo marciare a fianco dell’Austria? ma le pare possibile che ciò avvenga?