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XXI.


LA LETTURA DEI “CANTI ERMETICI„


È venuta la contessina col poeta Cioccolani. Questa volta lui si ricorda chi sono io; e dice:

— Buon giorno, caro Sconer.

— Cavalier Sconer, se permette. Caro Sconer me lo faccio dir dalle amiche. (Mi pare che non abbiamo mai mangiato pasta e fagioli insieme. Buon giorno? ma veramente era sera oramai).

— Delizioso, delizioso, — esclama la contessina — questo chalet, sepolto nel verde. Venite a vedere, Cioccolani. Oh, come l’avete scoperto, Sconer?

— La prego, contessina — dico — non entri. Staremo fuori, qui nel giardino.

— Avete misteri? qualche ninfa dei boschi è prigioniera forse nel vostro castello, Sconer?

— Contessina, che cosa sento mai! Con la di lei imagine nel cuore, è possìbile?

— M’avete l’aria di essere donnaiolo, voi.

— Oh!

— Siete forse un uomo pudico, voi?

La contessina chiama il suo mammalucco per giudicare se io sono donnaiolo o uomo pudico.