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Ma subito dopo è chiamato per altra faccenda: — Cioccolani, Cioccolani, venite, venite. Ah, superbo!
Cioccolani e la contessina sono saliti su la montagnola. Sento lei che dice:
— Là, là, dall’altra parte, quella sciabolata di luce verdelettrica! I cipressi che si incendiano lassù come candelabri pazzi! Quella nuvola che si sfalda; ecco ecco: cadono le torri, i cornicioni d’oro. Cavalle in corsa frenetica, liocorni, chimere!
— La demogorgone! — risponde lui.
Che cosa era successo! Una cosa che accade tutti i giorni: tramontava il sole.
Lei gestiva e gridava come fa la Valchiria quando si rappresentavano le opere tedesche alla Scala. Lui, immobile, pareva Napoleone primo che assiste a una battaglia.
Io ne approfitto per andare alla villa dell’avvocato: — Lisetta, presto — dico — fate il piacere: ho degli ospiti. Pregate la signora se ha qualche cosa da servire, quello che c’è: caffè, rosolio, vermut.
Mi vien da ridere: mi pare di essere corso per chiamare i pompieri che vengano a spegnere l’incendio della contessina.
— Ma dove era lei? — mi dice quando io ri-