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L’avvocato fa entrare in casa, e vuol presentare, ma non sa il nome.

— Melai, signor sì. Sono Melai, — Pare che si desideri sapere un po’ di più, e allora vien fuori tutto un getto come da un botticino a cui è tolto lo spillo: — Marco Melai da Firenze, tanto per dire, perchè allora mio babbo era di guarnigione a Firenze. Quando scoppiò la guerra, io mi trovavo a Torino, studente per mo’ di dire. Si faceva baldoria. E allora ho detto: “Melai che stai a fare?„ Capirà, ero solo. Papà al fronte, che è colonnello; signor sì.

— E la mamma? — domanda l’avvocato.

— Mammina è tanto che non c’è più. Signor no. E mi sono arrolato prima del tempo in cavalleria. “Se ti va bene, se ti va, puoi far carriera„, dico fra me. Ambizioni da ragazzi, si sa! Credevo allora che sarei entrato, sciabolando, a Trieste, e urlando: “Savoia, Savoia„. Si seguitò poi per sei mesi a far baldoria a Torino, tanto che mi fecero persino la canzonetta futurista.

L’avvocato vuol sentir la canzonetta.

Signor no, signor sì, Melai finisce col cantare.

O Melai, se tu tornassi,
si farebbe a Torino baldoria;
già si sa che la tua gloria
finirà tra quattro sassi.