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Ma procediamo con ordine. Ero tornato da Genova a P*** col treno, dopo un viaggio disastroso; accaldato, assonnato, perchè quando si porta con sè una borsetta di simile valore non è il caso di addormentarsi.

Pensavo con piacere a Lisetta: “appena arrivato, faccio levare due secchi d’acqua, di quell’acqua gelida dal fondo del pozzo„. Ne sentivo in fantasia la sferzata dolce e ristoratrice. “Presto, Lisetta! II mio pijama e questi due marenghi per voi: uno per secchio„. Godevo a questo fresco pensiero.

Appena sceso a P***, ho preso una carrozzella e, con la mia borsetta in mano, mi sono fatto condurre al mio chalet. Il cavallo andava assai piano, ma non importa. Appena fuori della porta, l’aria della campagna cominciò a ventilare. V’era l’odore fresco del trifoglio rosso nei campi, v’era l’odore caldo delle spighe, mature ormai; v’erano i grappoli bianchi delle acacie. “La natura — pensavo — è sostanzialmente profumiera come me„.

Ma il cavallo andava assai piano, tanto che apersi la busta di un biglietto che mi giaceva in tasca. Era del mio meccanico e diceva: “Se