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Sinceramente, fui molto felice quando potei commutare nei gioielli gli assegni bancari che avevo preso con me quando mi recai la prima volta a P*** per comperare la contessina dalla chioma d’oro.

“Ebbene, compreremo invece Oretta dalla chioma bruna„.

Quei gioielli erano bellissimi.

V’era tra essi una collana di perle di un oriente perfetto che rappresentava da sola un valore non troppo inferiore al totale della somma da me impiegata.

“Gran Dio — dicevo tra me — quando io faccio vedere questo spettacolo a madama Caramella, essa è capace di commettere delle sciocchezze personali. Ebbene no, signora. Si tratta di un semplice regalo di nozze„. E voglio vedere se gli occhi di Oretta si fisseranno con indifferenza su queste gioie degne di una principessa di casa regnante. “Via, signorina, che il tempo delle violette mammole è trascorso, e alle rose convengono sì fatti ornamenti„.

Ebbene, quello che è successo appartiene al numero dei fatti inauditi, fantastici: direi cinematografici.

Io ne ho segnata la data memorabile: venerdì, sette giugno, ore undici e mezzo del mattino.