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XXVIII.


DIVENTO QUASI FILOSOFO E ANCHE POETA.


Quel giorno mi sono eccitato; ma poi dopo mi sono calmato. Però dentro mi è rimasta una sensazione amara e disgustevole.

Eccola là, la impudica fanciulla!

Io la vedevo dalla finestra del mio chalet, sotto la pergola, che lavorava, e c’era ai suoi piedi quell’abbominevole cane Leone. Chi avrebbe mai imaginato che colei fosse stata capace di dare dei baci così? di fare delle carezze così? Una fanciulla ancor minorenne! “No, signorina! voi eravate una falsa minorenne, un surrogato del giglio. Voi avete sorpreso la mia buona fede„.

Io rivolgevo mentalmente queste parole dalla mia finestra alla signorina Oretta quando mi accorsi che nel mio giardino c’erano dei gigli. Come erano nati? Probabilmente erano già nati, e si erano dischiusi senza che io me ne avvedessi.

Così forse è avvenuto di Oretta: si è dischiusa sotto l’amore. Le donne di Lionello si dischiudono d’estate e d’inverno; ma lo spettacolo na-