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XXXIII.
L’ULTIMO CAPITOLO
POTREBBE ESSERE IL PRIMO.
Ho fatto ritorno il giorno seguente a Milano in modo definitivo.
Ho riposato nel mio letto, cosa che non mi succedeva da molto tempo. Dolce, caro, soffice lettuccio mio. Così elegante!
Dopo tante emozioni e disinganni, temevo di soffrire di insonnia. Invece ho dormito abbastanza bene: la quale cosa è prova che i nervi sono sani e non mi ammalerò mai di neurastenia, perchè la storia registra casi gravi di follia e di suicidio per sventure come le mie.
Però la tranquillità del mio sonno è stata turbata, nel bel mezzo della notte, da una visione di sogno molto brutta.
La mia camera è stata invasa da soldati tedeschi, con l’elmetto a chiodo in testa, e gli scarponi ferrati sul mio tappeto: “Già i tedeschi a Milano?„
Dicevano: “Herr Ginetto Sconer, kommen Sie mit uns!„