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— Ma le pare? Sono le mie memorie.

— Ma no, è un romanzo. Io me ne intendo di letteratura.

— Anche lei si intende di letteratura?

— Certo, ho fatto le tecniche. Oh, ma delizioso, delizioso, delizioso....

— Che cosa?

— Il romanzo.

E dà in uno scoppio di nuove risa, che mi ricordano gli squilli della contessina Ghiselda.

Ma nel ridere, lo sgabello le sfugge, perde l’equilibrio, e mi cade fra le braccia.

— Oh, pardon, pardon, signore.

Io la prendo e la rimetto in equilibrio, ma in questa operazione dovetti constatare che sotto la vestina esistevano due quote gemine di una consistenza che non si sarebbe sospettato; perchè realmente questi fiorellini rachitici, cresciuti sull’asfalto di Milano, sono più tenaci che non si creda a prima vista.

Io non saprei ben ridire come sia avvenuto: io era partito dettando le mie memorie, e mi sono trovato la signorina fra le braccia.