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sono figlia della pazienza. Sei un’idiota, una stupida! Ti tiro la ciabatta su quella facciaccia da mummia!„

“Pum!„ “Ahi!„ Era Noemi, nome soave, che parlava con la cameriera.

Questa signorina mi sembra pericolosa.

*

Signorina K***, figlia di un ricco industriale, mio amico. Ci siamo trovati insieme per più di una settimana all’hôtel X*** a Viareggio.

Non so come sarà d’inverno: ma d’estate va bene: è così vaporosa e fresca che pare di vivere accanto ad un gelato.

È un po’ distratta. “Signorina questo è suo?„ La cameriera, il portiere, il paggetto dell’hôtel facevano un continuo domandare: “Signorina, questo è suo?„ Dove si levava, lasciava qualche cosa: i guanti, l’ombrellino, le cartoline illustrate.

Io raccoglievo un fazzolettino col pizzo tutte le volte che andavamo a spasso.

“Ma, Clara, sta un po’ più attenta,„ diceva sua madre. “Non fa niente, mamà,„ rispondeva. “È vero, signor Sconer, che non fa niente? È così bello non ricordarsi di niente! Si perde qualche cosa? Ci pensa papà„