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— Preferisco qui alla pasticceria.

— Allora vi presento il proprietario: uno dei grandi artisti dell’arte dolciera: burro autentico, marmellate di vera frutta. Nel fare i conti farfuglia un po’. Non dice chiaro che il totale. Ma ecco che la messa è finita.

— Come lo sa, conte?

La risposta è data da uno sciame di signorine che fanno irruzione nella pasticceria. Gran fruscìo, gran cinguettìo. Si girano tutte su le sottanine gonfie; son tutte fiorite; tutte stanno diritte su le scarpine lucide: in alto dondolano pennacchietti. Si spande odore di vestine fresche. Dietro vengono le mamme nere, che dicono: “Adagio, adagio, bambine!„. Libriccini di preghiere sono deposti sui cristalli delle vetrine: piccole manine; manine nude, manine guantate spuntano; occhioni si spalancano; pacchettini dei dolci si formano. Ne mangiano anche col permesso di mamà. Allora graziose bocchine si aprono. “Io prendo un cannoncino con la cioccolata. Tu, Mary, prendi un africano? Questo bignè come è buono! Oh, le sfogliatelle fresche!„ Sgretolano con i musini in avanti le sfogliatelle e con le manine scuotono le schegge dalle vestine. “Dio, che straordinario! Come ha parlato stamattina! Vero, mamà, che adesso va a Roma?„