Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/118

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voglia di scherzare, eh? — e ritornò lentamente in cucina.

A poco a poco la conversazione per fortuna divagò su di un altro tema; poi portarono le carte, i litri di vino, ed io presi un giornale. Ma i caratteri mi ballavano sotto gli occhi e non potevo fare a meno di pensare a quella povera bestiola ed agli scolari che l’avevano così martoriata.

La barbara scena non mi si staccava dalla vista:

«Lei così piccina, così debole.... lei così buona, così graziosa! Cercava di me e non aveva nessuno che la difendesse...; e loro la flagellavano, la lapidavano».

Questo pensiero, ma sopra tutto l’idea «così debole!» mi si era fissa nel cuore. «E non aveva nessuno! che la difendesse! non aveva nessuno!» Sentii come qualche cosa che mi stringeva alla gola, mi alzai, salutai in fretta e mossi fuori dell’osteria.

Ma quando fui in istrada scoppiai in un singhiozzo irrefrenabile, e come un’ondata di pianto mi fece velo agli occhi. Camminavo così barcollando verso casa e pensavo sempre. «Così