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Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/123

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ste, un altro si ostina a non far cosa che la coscienza gli possa rimproverare, accada quel che si vuole: un terzo (e questo è il più miserabile di tutti) ama il prossimo sul serio e lo vuol confortare nelle sventure come se fossero sue, e così via. Voi lo capite: questa gente non opera più secondo la pratica e la comune necessità, e allora gli altri gli incoronano la fronte delle enormi orecchie d’asino della demenza.

Così io meditava, così questi pensieri passavano come dense nubi sul mio cervello e improntavano di sconsolate e fredde ombre il presente e l’avvenire della vita.

E se fossi andato a casa mia e mi fossi presentato a mia madre ed ella mi avesse domandato: «Perchè sei così spaurito e triste? che cosa hai fatto tutto questo tempo? quale è la tua conquista, la tua vittoria?» ed io avessi risposto: «Mamma, ho consumato due anni della mia vita meditando su le questioni più