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— Ma dissodàtelo, signor conte — dicevano al babbo i buoni borghesi del villaggio — dissodàtelo; vi verran fuori venti e più sacchi di grano.
Lui sorrideva nei suoi occhi celesti così dolci e: — Avete ragione, miei buoni amici — rispondeva — ci penserò su, ci penserò.
Ma non ne faceva niente perchè era la mamma che non voleva, una delle poche cose che non voleva; e anche quando morì lui ed anche il palazzo fu coperto da ipoteche (io non ne sapevo nulla), il roseto non fu toccato.
— Vecchie ubbie di aristocratica — diceva la gente — , ci ha le ipoteche anche sui tetti e vuol conservare le rose!
Ma il roseto rimase fintanto che ella visse, la mia santa madre; signorilmente rimase a dispetto delle cipolle e delle patate, ed io lo ricordo tutto vivo e fiammante come una porpora stesa giù per il declive del colle. Era una meraviglia! Venivano anche da lontano a visitarlo, il roseto! E per Pasqua fiorita se ne portavano via a carrette delle rose: e tutti i santi e tutte le sante delle parrocchie vicine ne toccavano la loro parte.