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a sbarcare il lunario. Ed ora, se ella crede, le farò vedere la scuola....
Si alzò; anch’io mi alzai automaticamente. Egli passò davanti senza far complimenti ed io lo seguii.
Un corridoio girava tutto attorno ad un porticato e in mezzo vi era un cortile con un pozzo. Intravvidi e sentii come un silenzio triste di cose melanconiche. Egli aperse una porta, passò avanti, e:
— Ecco la scuola — disse —, piccola ma una delle migliori.
Voltai gli occhi attorno: le pareti erano giallognole, nude; tre file di banchi tagliuzzati si allineavano davanti alla cattedra che era in forma di tavolo. E mi parlò di altre cose di scuola. Infine mi accomiatò con un:
— A domani, dunque; alle ore otto.
Ritornai all’albergo; mi sedetti su di una sedia con la fronte su la mano, e stetti come smemorato. Dai cristalli si vedeva il mare, su per l’aria veniva ogni tanto una accidiosa cantilena o grido di venditore che fosse.
— Suvvia, finiamola! — dissi, e mi alzai con l’intenzione di rimettere ne la valigia i pochi