Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/53

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arnesi di toilette che avevo tirato, fuori, riprendere il treno, ritornare a F***. — Ma e poi, che cosa faccio? — Questa fu la dolorosa domanda.

Nel portafoglio mi rimanevano a pena duecento lire. Bisognava ricorrere per forza a mia madre e con quale animo, sapendo che ella non poteva più mandarmi nulla; e dopo che le avevo annunciato della mia nuova occupazione? E notare: passando per Napoli, io avea trovata una lettera di Beppo in cui mi diceva che dal giorno che avea saputo del nuovo ufficio, in tutto degno del mio nome, ella pareva rinata a nuova vita. Che cosa dirle, come spiegarle il ritorno improvviso?

E come a quella disperazione subentrò un senso di abbattimento profondo, così anche cadde la forza della mente e della volontà per decidermi sul da farsi.

Rimasi. Mi rivedo per la prima volta nella scuola. Loro, gli scolari, si guardavano sorpresi come a domandarsi: «Chi sarà, chi non sarà? ti pare che si possano tirar le pallottoline e giocare, e far chiasso con quello lì? ti pare?» Io pure guardavo; e in quell’angusto spazio mi sen-