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210 divagazioni in bicicletta

dai fessi del monte sporgono i tronchi trasversalmente, muschiati la più parte sì che paiono mostruosi ragni verdi sospesi sull’abisso.

Di lassù, come da un’eccelsa nave fantastica, si domina un mare bianco sparso di rare ville e castelli, i quali allora barbagliavano nel sole. E la gran valle del Casentino, chiusa a settentrione dall’alto dosso della Falterona.

Ecco Vallombrosa, Camaldoli, Poppi, Chiusi, Bibbiena che spiccano biancheggiando lontano. Anche qui, volgendo gli occhi intorno alla cerchia dei monti, vengono in mente i versi di Dante:

Li ruscelletti che da’ verdi colli
Del Casentin discendon giuso in Arno,
Facendo i lor canali freddi e molli.

Il convento è nella parte inferiore del monte e vi si giunge cominciando a girare attorno alle basse falde. 11 sentiero da prima scoperto, si fa ombroso e infine si addentra fra una selva di colonne di faggi per verde vallicene ove i fiori, e le rosse foglie cadute dalle piante, formano pavimento vario di colore, di scorci: e i raggi del sole vi occhieggiano dall’alto e giocano. Per quel silenzioso verde pascono le mandre della badia, qualche cappuccio spunta da’ sentieri; e quando io vi giunsi, una compagnia di giovani monaci saliva, salmodiando, una verde erta: la fila dei bruni cappucci si profilava nella foresta: insomma un paesaggio ariostesco, una traslazione stupefacente dal regno della realtà al mondo dei sogni.

Il convento è un aggregato di molti e vari edifici bassi, fastigati, in pietra solidissima: «Nessun monte è nel mondo più sacro di questo», avverte una scritta sotto il portico ogivale che vi dà accesso, e io dico che nessun convento è più ospitale. Tutti arrivano, mangiano, dormono; le stalle sono piene di muli e di somieri: dei