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l'istituto dei rachitici xxvii


Nel 1882 il numero degli ammalati, che ricorsero all’ambulatorio era di 573; nel 1890 salì a 1388; nel 1899 a 1616. Così dicasi dei piccini, quelli che sono raccolti dagli omnibus: nel 1882 erano 57, nel 1899 salirono a 369 e già nel 1890 erano 373.

Così i ricoverati nella infermeria: nel 1882 erano 19. Nel 1899 salirono a 497. Queste cifre, desunte dalle tabelle che sono nell’Istituto, non hanno bisogno di chiosa.

Non deve fare meraviglia se l’area in origine di metri quadrati 8737 vada per nuovi acquisti continuamente aumentando. Il patrimonio del pio Istituto quando nel 1886 morì Edoardo Pini — che insieme a Pietro Panzeri ne ebbe la generale idea e ne fu il fondatore — era di 443,000 lire: capitale netto. Quale sia al giorno d’oggi non è il caso di dire, certo si può asserire che è di molto aumentato da quell’epoca.

Ma ciò che è notevole e torna specialmente ad onore di questa città, dalle iniziative potenti e felici, si è che l’Istituto non sorse per sussidio di governo o di provincia; non dal lascito unico di un generoso signore, come è dell’Istituto ortopedico Rizzoli, il quale sorse in Bologna, magnifico, per volontà dell’insigne scienziato che morendo volle devoluto a quell’opera il vistoso suo patrimonio: l’Istituto di Milano sorse gradatamente, come dirò poi, e per opera della beneficenza.

Il beneficio dato si spande e, come l’umor della pioggia, ricade in beneficio su l’Istituto: provvida