Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/49

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pietro panzeri xxxv


vece cosa difficilissima a fare, e spesso l’intera vita di un uomo non basta. Far scintillare un’idea nuova e benefica in mezzo all’oppressione e alla ripetizione del quotidiano lavoro, farla penetrare nel cervello dei propri simili, frangere le difficoltà, far sorgere dal pensiero l’opera, indurre gli uomini a questo lavoro è cosa difficilissima fra le cose difficili che Iddio pose a compito degli uomini generosi: ed è opera altamente geniale e poetica, giacchè contrariamente all’opinione volgare e dei retori scolastici, la Poesia estende il volo della sua conquista al di là dei limiti dei brevi versi.

Inoltre il Panzeri fu inventore di metodi efficaci ed ingegnosi nella cura dell’ortopedia: fu grande anatomico, diagnostico, operatore.

Il signor Dottor Pietro Bossi, redattore capo dell’Archivio di Ortopedia, in un breve cenno di necrologio, comparso su di un giornale cittadino, al tempo che il Panzeri morì, scrisse queste giuste ed efficaci parole:

«Pareva che il corpo umano non avesse più segreti per lui: aveva la diagnosi sicura, la cura pronta, la mano infallibile».

Ma nell’operosità scientifica, benchè il Panzeri sia stato il maggiore e il migliore in questo ramo del sapere, ebbe di certo chi lo precedette, e avrà chi lo seguirà ed avanzerà. L’edificio della scienza