Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/88

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10 chi sarà lo sposo?


Ma quel sergente gli replicò che avrebbe fatto bene a levarsi di lì e subito, se no lo avrebbero toccato con le aste delle loro partigiane.

Allora convenne a Fortunio allontanarsi di lì e camminare ancora.

E dopo molto canimino vide un fuoco da lontano.

Vi si accostò e gli fu manifesto quello essere una catasta di legna, che i carbonai ricoprono di piote bagnate e fanno ardere lentamente per averne il carbone.

Si guardò attorno e non c’era nessuno; si accostò e sentì per le membra agghiacciate il ristoro di quel tepore.

Ma allora lo sorprese questa misteriosa voce:

— E vero che fa bene un po’ di caldo? Siamo in aprile, ma le notti sono rigide, specialmente nei boschi. Ben è vero che chi esercita il nobile mestiere del carbonaio può riparare a questo difetto della natura. Iddio non ci poteva con ciò dare un segno più evidente del conto in cui tiene la nostra professione. Ma accostatevi senza timore, ragazzo; la mia catasta non soffrirà se qualche viandante approfitta del suo calore: la legna quando arde, manda calore e luce al prossimo anche se l’uomo cattivo non vuole: ciò torna ad onore della legna e a discapito dell’uomo. Questo io vi dico perchè qualche mio collega, di cuore meno nobile del mio, potrebbe intimarvi lo sfratto. Io no: mio padre e mia madre devono aver recitato con ogni devozione e cuor sincero il Paternostro la notte che mi hanno concepito, perchè io da quel tempo che mi accorsi di essere vivo ho avuto sempre gran generosità di cuore a dispetto del bosco selvaggio! Dunque che cosa ne concludete? Voi non rispondete? Allora concluderò io: Non è il bosco che rende l’uomo cattivo, come non è il palazzo che rende l’uomo buono. Se qualcuno vi sosterrà il contrario, abbiatelo in conto di un egregio imbecille. Ma non glielo dite. Ogni insulto