Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/89

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chi sarà lo sposo? 11


che esce dalle nostre labbra genera un nemico: ma la parola «imbecille» ne partorisce due di nemici. Concludo: non abbiate paura: voi siete vicino ad un uomo buono. Non lo sentite dalla voce che io sono un uomo buono? Vi dico dunque: fatevi da presso e riscaldatevi.

Fortunio a quella voce che veniva da vicino ma di cui non vedeva l’autore, fu da prima sorpreso paurosamente e perciò si era allontanato dalla catasta; ma a pena si fu abituato al suono delle parole (un suono che avea le rassegnate profondità dei boschi) ne fu confortato, prima per il senso umano che esse esprimevano, e poi perchè l’uomo verboso e divagante nel suo pensiero non sarà mai quello che vi colpirà.

Il silenzio è dei savi: ma anche gli omicidi e i sanguinari parlano poco. Invece questo carbonaio era assai verboso, come avete potuto capire, nè sarei alieno dal credere che con lunghi soliloqui avesse costume di riempire la solitudine del luogo.

Ma Fortunio ebbe nuova paura quando presso di sè scorse alfine una faccia grande di cui solo bianche erano le pupille: nè sarebbe stato fuor di luogo credere che i piedi avesse avuto caprini e le orecchie cornute e ritorte come i fauni antichi. Ma queste cose, se anche erano, non si potevano vedere per il buio che era sotto la frasca sotto cui sedeva l’uomo.

Fortunio ebbe invito di posargli da presso; ubbidì e cominciò a raccontare come gli fosse nato il desiderio di vedere le nozze al castello della Regina e come avesse viaggiato tutto il dì e tutta la notte.

— Allora voi dovrete aver fame oltre che freddo — disse il carbonaio.

— Questo è anche vero — rispose Fortunio — ma non avendo trovato da mangiare, mi sono accontentato di stringere un occhiello alla cintura.

— Ciò vi fa molto onore — rispose il carbonaio: