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Il topo di biblioteca 41


Per star bene aveva bisogno di vedere il coniglio.

Il dottorino non c’era: c’era solo la donna dal camice bianco e dalle braccia nude.

Ella disse:

— Proprio abbiamo innestato un bel coniglio bianco. Vedrà come è vispo, come mangia!

— Ah, sì? è proprio vispo? proprio mangia? Gli pareva, ecco, di tornare a star meglio ora che aveva udito questo.

Scesero giù in una specie di sotterraneo.

— Dio! cos’è quella cosa sanguinante, là? — chiese atterrito Fulai.

— La testa di un cane, signore. Oh, ne arrivano ogni giorno. Lei è troppo sensibile.

— Sì, io sono molto sensibile.

— Ecco qui, — disse la donna aprendo una porticina.

Era una stanza grigia, gelida, con tutte gabbie di ferro all’intorno: in ogni gabbia c’era un coniglio o una cavia; tutti, tutte, con quel crisma sanguinante sul cranio.

— Ecco, signore, questo qui comincia, — disse la donna.

— Che cosa? Comincia che cosa?

— La paralisi. Vede? — Ed essa, con un bastoncello fra le sbarre, sollevava la bestiola giacente; ma questa non poteva star ritta e