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42 | novelle d'ambo i sessi |
ricadeva pesantemente. — Quest’altra qui comincerà domani, — proseguiva colei metodicamente.
— Ma se mangia!
— Mangia, ma vede? Vede che non corre più? Oh, buttiamo via questo.
(C’era in una gabbia un coniglio stecchito, che faceva da pavimento ad un altro, sovra accovacciato.)
— No! no! — disse Fulai. — Quello vivo può uscire. Poi non temete voi che vi morda?
— Ci sono abituata, — disse la donna, e introdusse il braccio nella gabbia, e ne tolse quella cosa stecchita e arruffata, che buttò su di un mucchio di segature.
Quella donna gli parve più coraggiosa di Marfisa, di Camilla.
— E il mio coniglio?
— Ecco qui il suo coniglio.
— Ah, il mio coniglio, — disse Fulai distratto sino allora da tutti quegli istrumenti di vita e di morte. — Il mio coniglio! Dio! ma se è accoccolato là in fondo come gli altri! — esclamò rabbrividendo.
— Sì, ma vede che begli occhi, che bel pelo liscio? E poi guardi: Pipin! È il più bello della conigliera, e lo chiamiamo Pipin!
E toccatolo appena col bastoncello, il coniglietto si mosse, tutto vivacemente.