Pagina:Panzini - Novelle d'ambo i sessi.djvu/55

Da Wikisource.

Il topo di biblioteca 43


— Mangia! — esclamò Fulai pieno di ammirazione e di felicità.

— Guardi: non ha più crusca.

Fulai respirava benone. Vedeva il suo coniglio con le orecchie ritte, e invece tutti quegli altri conigli si stavano con le orecchie storte, mogie, tutti arruffati, orribili, immoti.

— Muoiono così?

— Così.

— Allora tranquilli.

— Oh, le cavie, — disse la donna, — si mordono, anche, fra loro. Guardi, guardi quelle due cavie che mordono le sbarre!

— E gli uomini fanno lo stesso? Voi ne avete visti?

— Ah sì! È brutto. Molte volte bisogna legarli. Dicono loro stessi: “Via! via! che adesso mordo„.

Fulai si sentiva come un laccio alla gola. Voleva fuggire e voleva sapere. Domandò:

— È vero che hanno paura dell’acqua?

La donna era dotta e tranquilla:

— Veda, signore, basta molte volte il solo rumore del rubinetto aperto, una corrente d’aria, per dare le convulsioni.

Fulai non si sarebbe mai staccato da quel lugubre luogo. Volle sapere tante cose.

— Tutti i cani che mandano qui sono arrabbiati?