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140 Signorine

Alle dieci precise del giorno seguente la signorina Irene picchiettava con notevole diligenza.

Alle dodici, sospendeva il tic-tac, estraeva dalla borsetta la colazione; faceva colazione, poi si lavava le manine, poi leggeva sino alle ore tre, in cui l’avvocato con una faccia apoplettica e un enorme avana in bocca ritornava dal ristorante.

La signorina Irene Pergolini era uno di quei fiorellini gentili che crescono sull’asfalto delle grandi città: un po’ rachitica, un po’ anemica, ma più tenace che non dimostri l’aspetto. Queste amabili creaturine vivono del loro lavoro, in attesa del poema della tenerezza e dell’amante perfetto. La loro colazione è scarsa; ma nel romanzo preferito trovano l’amante perfetto, le scintillanti cene dei grandi alberghi,