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il trionfo di nadina 143

umani — accumulatore non contemplato nei testi di fisica: l’oro! e siccome l’oro è pesante e ingombrante, esibire volta a volta alcuni esilissimi foglietti di carta.

L’umanità che vive nei cupi sotterranei del lavoro e che mette in moto tutta questa splendente macchina di piacere e di bellezza, ha qualche volta delle convulsioni di ribellione e di odio.

Ma i Re anonimi, i Re inafferrabili dell’oro ridono, come potrebbe ridere il micròbo a chi lo inseguisse con la spada. Buttano alquanto più di oro nella bolgia sotterranea.

E l’oro, cadendo, stride e ride come olio su le fiamme.

L’umanità incatenata bestemmia, odia più e più, e lavora più che mai per dar libertà e agevolezza di moto a questi pochi felici.

E l’oro, per fatal legge, ritorna nelle mani d’onde era partito!

Per qualche tempo a Nadina soccorse la memoria di questa umile Italia lontana, della sua stanzetta dove il ritratto del babbo pendeva dalla parete, e le labbra di lui dicevano: «brava Nadina!»

Poi un po’ per volta queste imagini perdettero di forza e finì per trovar bello, anzi magnifico, trionfale quel genere di vita sempre in moto, ma un moto che si compiva così dolcemente come quello di una cuna che ninna o si muove sui tappeti silenziosi.

Avea appreso anch’ella a spregiare il minuscolo