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144 i trionfi di eva

pane plebeo delle vertiginose abbaglianti mense, a trovar logici i costumi esotici, a trovar supremamente belli i pranzi ne’ grandi alberghi, ne’ suntuosi piroscafi tra fasci di luce, scintillar di brillanti, spalle ignude.

Oh, semplici e lieti pini dell’Italia lontana, come eravate lontani oramai dal cuore di Nadina!

Aveva finito per trovar naturale quello strano amalgama di audace e di cauto, di inverecondo e di correttissimo che era nei costumi di quella gente eterogenea. Eterogenea ed eteroclita, eppure uguale e alla pari.

Non dite che l’uguaglianza l’ha creata Prudhomme, che l’internazionale è figlia della mente di Carlo Marx!

In quella gran vita che Nadina viveva, tutti erano uguali, internazionali, cosmopoliti.

Il re delle carni porcine si trovava gomito a gomito alle splendenti mense col re della Borsa e del tappeto verde. I brillanti della gran mondana scintillavano all’unisono coi brillanti della lady aristocraticissima.

Il fumo della sigaretta dell’avventuriero si intrecciava nella stessa sala con le spire della sigaretta dell’erede di un trono.

La politesse, la suprema delle virtù, uguagliava e amalgamava quel mondo eteroclito.

E così pure Nadina non provava più disgusto alle letture che doveva fare a Mrs. Evelyne. Le subiva.

Letture bizzarre appartenenti ad un’arte così