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il trionfo della morale 221

nobili poeti: pesano e scompongono le vostre anime: sottraggono, sommano e ne ricavano onori, reputazione, ricchezza.

Sì, sì! È vera la parola del fisiologo: la morte è necessaria alla vita, ma è anche vero che io avevo ragione di essere seccatissimo.

E non avendo altro sfogo o conforto, bevevo aria pura e correvo in bicicletta e mi confortavo col verbo plebeo ripetuto nel principio di questo racconto.

Il bisogno di ossigenarmi con una velocità anormale di quindici chilometri all’ora mi si presentava come rimedio eccellente. In cotesta specie di frenesia ero giunto al punto da reputare inutilissimi tutti gli studi, e la critica e la filosofia e la filologia e i romanzieri e i bibliofili e gli archeologi, ogni dottrina insomma e ogni scienza. E poichè l’uomo si compiace che altri approvi e lodi le proprie idee ed io non trovavo nessuno che mi approvasse e lodasse, ma ero solo come l’uomo maledetto della Bibbia, così mi rivolgevo alle cose e alla materia. E correndo lungo la riva del sonante mare, buttavo al mare, al sole, al cielo un nome di romanziere, di filosofo, di erudito, di critico, e le opinioni loro e le loro fatiche. E il mare, il sole, me lo respingevano sdegnosamente: «Sciocchezze!»

A questa prova resistevano solo alcuni pochi poeti, profeti e filosofi, specialmente quelli che meno avevano scritto e più si erano astenuti dal