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222 i trionfi di eva

formare sistemi e teorie. Dante, ad esempio, era resistentissimo e, o suggestione o realtà, il fatto era che quando io buttavo contro il mare o contro il cielo un verso di Dante, esso si integrava con la infinita natura come cosa che a lei appartenesse veracemente.

O meraviglioso, o portentoso effetto!

Il mare, il cielo, i fiori sapevano i versi di Dante con perfettissima chiosa: essi tremavano nel vento, galoppavano sulle onde, seguivano la bicicletta, palpitavano col canto degli innumeri musici della natura; dal grillo al rosignolo. Oh, meraviglioso effetto che mi commoveva sino alle lagrime!

Se il prof. Gaudenzi avesse sentito nel suo pensiero balenare qualcosa di simile, lo avrebbe indubbiamente trasmutato in dieci mila schede: tante quante i seguaci di Senofonte.

Così operando e pensando, io avevo trascurato la Biblioteca dove mi era già un tempo argomento di conforto il conversare con le grandi anime antiche. Ora io ricercavo invece ansiosamente le vive anime delle cose: i campi fioriti, il mar risonante, il cielo sereno al bel tempo novo della Primavera che, dopo il chiuso inverno, era finalmente venuta rievocando nell’anima mia imagini adorne e sbiadite.

E per mio riposo in quelle lunghe scorribande avevo scoperto, poco discosta dalla città, un’osteriuzza, obliata e ignorata, un grazioso recesso