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il trionfo della morale 225


La costoletta, sottratta all’agape amorosa e postami innanzi, era enorme e ostentava sul suo frontispizio un’incrostazione gloriosa di tartufi, come il petto di un uomo ufficialmente illustre, in un giorno solenne.

L’ostessa sorrise di compiacenza.

Ben tutti sanno che un cibo succolento ha virtù di eccitare il cervello in alcune sue parti onde queste fanno secernere alle glandole a ciò deputate maggior quantità di succo gastrico. Ne consegue che l’uomo, più a lungo che non soglia, si indugia presso la mensa.

Così avvenne a me in quel dì chè l’oste attese più del consueto che io fossi pronto per la partita a scopa.

La bottiglia fu posta fra noi due e ce la disputammo accanitamente.

Un rumore di sonagli e di finimenti già accennava ogni tanto che la coppia amorosa si preparava alla partenza; il cavallo fu attaccato e la carrozza andò a fermarsi bel bello davanti alla scala che era in comunicazione con la cucina.

E il mio cuore era sospeso nell’attesa, nè sapevo il perchè.

Non molto dopo i due misteriosi amanti scendevano con grande cautela la scaletta di legno: si sentiva un piede elegante scricchiolare: e il mio cuore era sospeso.

— Non c’è anima viva — accertò l’ostessa.

E allora — fatta sicura — una voce a me