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264 i trionfi di eva


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Almerigo Crosio seguitando il discorso, domandò:

— E tu vuoi venire a Venezia?

— Non si dice «voglio» — corresse Puccìn — ma si dice: «per piacere!»

I balii sorrisero e spiegarono che avevano insegnato a Puccìn che non si deve mai dire «voglio» ma sempre «per piacere!»

— Perchè non si deve dir «voglio?» — domandò il balio.

Puccìn allargò le braccine con un gesto rassegnato e desolato e disse (ora teneva i grandi occhi in su come per iscrutare quell’uomo nuovo a cui andava connesso il nome venerando di padre):

— Perchè l’erba del «voglio» non cresce neanche nei giardini del Papa.

— Dunque hai piacere?

— Sì, piacere.

Puccìn dopo questa risposta si era allontanata, e ritornò poco dopo.

Aveva un cestellino di giunco sotto il braccio: nel cestellino c’era un pezzo di pane ed una bambola miserabile.

— Quando le si dice di andare a Venezia,