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Capìtolo XVI.
PAX TIBI, MARCE, EVANGELISTA MEUS.
Sono sboccato — dopo lunghìssimo giro — in Merceria. V’è del pulvìscolo d’oro nelle Mercerie; le vetrine abbàgliano: merletti, filigrane, vetri di Murano. Ma è tutto un incrociarsi di voci tedesche: è una carovana di genti tedesche; essa risale, io scendo. Si sòffoca.
Ecco infine: piazza San Marco. È un barbàglio di sole: la laguna, come una lama immota, barbàglia anche lei.
Il campanile nuovo, biancastro, sembra che guardi con occhi di albino. Sull’àngolo della Scala dei Giganti, i sòliti tedeschi ed inglesi, col sòlito naso in su. I sòliti piccioni svolazzano: vanno a salutare i signori stranieri e ne ricèvono il becchime; si compòrtano con contegno tanto gli stranieri come i piccioni.
A. Panzini. | 11 |