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Pagina:Panzini - Viaggio di un povero letterato.djvu/84

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68 viàggio d’un pòvero letterato


Ma la sozzura degli uòmini e della notte era ben palese nell’elegante caffè che mai non chiude le porte. Su la lastra di marmo di un tàvolo, sotto l’ùnica làmpada accesa, una mano non inesperta aveva tracciato alcuni disegni mostruosi. Tristi uòmini, tristi donne che vivete nella notte! Le tènebre della notte sono demonìache, ed i corpi ne sono polluti. Perchè al discèndere delle tènebre non recitiamo più compieta? Non supplichiamo ancora ne polluàntur còrpora?

Come si vede, io era pieno di purità: dunque, honny soit qui mal y pense!

Io ero solo in quel caffè: l’ùltimo nottàmbulo se ne era andato: io ero il primo avventore mattutino. Con l’aiuto di una pìccola cartina geogràfica, risalivo il corso della Savena; pregustavo il viàggio, sorbendo un ben sciagurato caffè. «Ecco — dicevo in pura letìzia di spìrito — l’incantèsimo dell’aurora fra poco distesa per il cielo; ecco le pure àcque giù dai monti; ecco si àprono i fiori; ecco càntano le ròndini! Tutto puro.» Dunque, honny soit qui mal y pense!

Perchè, d’improvviso, un’automòbile rombò, sostò davanti al caffè; partì sùbito con un miagolio rabbioso; ed io