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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/114

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che non usa riguardi ai forestieri, e con cotesto paese ch'essa dice essere pieno di rospi. Dimmi se la conosci, e che te ne pare, perchè io posso dire di non conoscerla, avendola lasciata andar via di qua che non era ancor donna. Troppo presto vuoi che mi persuada che il tuo cuore resterà libero tutto questo Carnevale io ti auguro propriamente con tutta l'anima che tu seguiti per lungo tempo a mangiare come fai (e come faccio io in questo momento con un mostacciolo di Napoli) ma non credo che il tuo appetito ti durerà a lungo, chè coteste faccie possono bene umanizzarsi; e poi tu ecciti troppo entusiasmo, troppa vivacità di sentimenti e con il tuo canto e con la tua nobile condotta!

Basta, ne riparleremo da qui a poco, e se con me ne parli tu, me ne parlerà Nina, la quale sai? mi dice tutti i fatti tuoi, senza farmi punto motto dei suoi intrighi, che Dio sa quanti sono. Ah! quanto è cattiva quella ragazza! come mangia adesso? dalle un grosso bacio per me, e dille che mi scriva.

Da Roma mi si scrive essere stato esiliato un tenore, che doveva cantare colà, per canti patriottici fatti a Bologna. Se ciò è vero, vogliamo dire che sia Gentili? Forse ne avrai inteso dire qualche cosa, e se è lui, ci ho gusto, chè così sconterà tutte le stravaganze che ti ha fatto soffrire. Pare inevitabile che la morte della granduchessa debba accadere entro il carnevale, e me ne dispiace assai per te, che ogni anno in questo tempo hai da avere qualche traversia, l'anno passato la morte del papa, e quest'anno un'altra