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Pagina:Paolina Leopardi Lettere.djvu/317

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dello scorso febbraio. Malgrado i tuoi giri di rettorica (e si vede bene che sei maestra) la povertà dei tuoi ragionamenti per iscusarti di un anno di silenzio, non ha potuto essere ricoperta altro che dalla tua affezione, la quale mi fai vedere sempre viva ed intatta anche in mezzo a tanti affanni e a tanti pensieri. Molte e molte volte nel corso di questo silenzioso anno ho pensato a te e all’amor tuo, e a quello della Nina, ed era sicura di essere sempre amata da si amate persone, e attribuiva alle vostre nuove e faticose incombenze, il dispiacere di vedermi priva di vostre lettere tanto desiderate. Ora dunque mi rallegro assai con voi, mie carissime, che queste vostre fatiche vi diano il ben dovuto e meritato compenso, e non posso fare altro che eccitarvi a proseguire sempre alacremente in questa nobile impresa, che vi frutterà guadagno immenso per l’altra vita, e lodi ed onore grande in questa. Nè io invidierei punto nè porrei alcuno de’ miei, nello istituto di Genova, tu già mi comprendi bene. Viani me ne scrive; già saprai ch’esso ci professa lettere e storia, e mi dice che le alunne son molte, e ci accorron sempre dalla Toscana, dal Piemonte e dalla Liguria. Mi narra di una Rosellini di Pisa e di una Roverigo di Sanremo come di due portenti d’ingegno. Figurati cosa diverranno poi! Io sono sicura che le amiche mie non invidieranno punto il famoso grido che fa sorgere quell’istituto, sicure nella loro coscienza di meritare più alte lodi per più nobil via.

Abbiamo avuto noi in carnevale opera in musica; egregia opera, che ha richiamato seralmente per più di due mesi buon numero di forestieri. I