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V.
ALLA STESSA
a Bologna
15 giugno (1830)
Cara Marianna mia!
La vostra carissima lettera non poteva giungere nè più gradita nè più desiderata; essa mi ha compensato della pena che mi avevano cagionato i vostri complimenti dell’ultima.
Sapevo bene, e mi ripetevo ad ogni istante che voi mi scrivevate in tal modo per togliermi dei dispiaceri, ed io ritrovavo in essa nuove prove di vostra delicatezza e bontà; ma siamo forse noi sempre padroni della nostra ragione? Con tutto quello ch’essa mi diceva io temevo che voi mi amaste meno di quanto mi facevate credere con la vostra antecedente ed ero in continua smania di averne un’altra la quale mi ridonasse la mia amica, i suoi sentimenti, ed il suo affetto, che sarei inconsolabile s’io perdessi. Ed è venuta finalmente quest’altra, ed io la tengo, e la metto sul mio cuore, cui fa provare della calma e delle sensazioni cosi nuove, così dolci, ch’io vorrei sapere e potervi ringraziare quanto lo meritate per tanta vostra bontà, per tanto amor che mi mo- strate, e per le vostre espressioni così affettuose e consolanti. Ma sapete ch’io scorgo in voi una anima rara, un cuore come se ne trovano pochi, veramente invidiabile, eccellente?