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12 | i diporti |
era in potenzia d’odiarle cosí fieramente, e dirne cotanto male, ogni volta che ogni picciola cagione gli ne fosse data. — Tacete — disse il conte, — che io voglio loro assai meglio che ognun di voi, e cerco, dicendone male, far loro maggiore utilitá che voi. Percioché, quando io n’avrò parlato gran pezzo, parrá ch’io n’abbia detto quanto se ne può dir di male, e appena avrò incominciato. Onde nella guisa che il gentilissimo Petrarca, per lo contrario senso di madonna Laura parlando, disse in quel verso:
Ma forse scema sue lodi parlando?
cosí scemano io gran parte delle lor fraudi parlandone. —
Disse allora Marcantonio Cornaro: — Certamente ch’io non
ho prima che adesso inteso né creduto che voi siate, o conte,
cosí fiero nemico delle donne come ora vi dimostrate. — Rispose il Colombo: — Signor Marcantonio, il conte Alessandro
parla delle donne in questa guisa dove sono uomini cosí lor
parziali e di cosí elevati ingegni come siete voi tutti, piú tosto
per godersi perfettamente quegli onori, quelle grandezze e quelle
eccellenze che sapranno attribuir loro, e meritamente, i valorosi
spiriti pari vostri, che perché egli voglia loro punto di male,
né che conosca in loro cosa alcuna degna né di biasmo né
d’odio. — E cosí creder si deve — soggiunse l’Aretino, — ché
ne fanno fede gli scritti bellissimi che tuttodí, in lode e onore di
questo sesso da lui composti, escono fuori; senza che, la servitú, che egli a qualcuna osserva, meglio manifesta di qual parere egli sia. — Intorno a tal servitú ch’io faccio — rispose
il conte — o, per meglio dire, che a voi pare ch’io faccia loro,
voi vedreste in questo appunto di quale animo io fussi verso
loro, se si comprassero i passi, e ancora a vilissimo mercato.
In quanto poi al dar lor lode, io faccio come fate voi Lutti,
che componete in lode loro per meglio essercitare il vostro ingegno, il quale tanto maggiore mostrate quanto piú illustrate
e tate nobile soggetto per se stesso vile e tenebroso. — Disse
allora l’Aretino: — Ben si par, conte, che voi dovete esservi
abbottinato col Ruscelli e che siate suo grande amico. —