Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/192

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— Deh, di grazia — disse il Badovaro — seguite di leggerequesti madrigali, che al mio gusto sono molto grati. — Ecco — disse il Corso — che apunto ne seguono tre:

Madonna, i’ veggio espresso, ch’ancor che ’l mio dolor sia cosi torte, che mi conduce a morte, ei non fia però assai per appagar la vostra voglia mai.

Ma, se lagrime amare,

se cocenti sospir ponno impetrare

talor qualche mercede,

insegnatemi voi maggior martire,

e fia gran premio a la mia salda fede;

ché [liti grave è ’l dolore

che sostiene il mio core,

noi potendo per voi maggior soffrire,

che non fora la doglia,

che potrebbe appagar la vostra voglia.

— Che vi pare — disse l’Aretino — di questi spinti? Se io non avessi paura di trapassare il segno della modestia, per es senni troppo a cuore l’autore di queste composizioni, io direi certamente molto piú di quello eh’io dico in favor suo. E direi ad alcuni, ai quali parrebbe poco che quattro boschi d’allori ciri ondassero loro le tempie, cosi par loro essere eccellenti bevitori de l’acqua di Parnaso, e che stanno sul giudicare questa e queU’allra cosa, senza mai dir bene di persona vivente; direi, dico, che essi facessero di tali composizioni. Ma seguite, di grazia, gli altri due, ch’io non voglio parlar piú innanti. — E cosi seguitò il Corso;

nonna gentii, per farvi piú perfetta, di bella pietra eletta di voi l’essempio pria fece natura; poi diede a tal fattura ossa, carne e vigore: ma per mia morte (ahi lasso!) vi lasciò il cor di sasso.