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poesie serie | 9 |
VIII
Dunque, Manzon, scorgesti i vaghi rai
e ’l bel volto e la man bianca e gentile,
cui riveder, col suo perverso stile,
a me ’l fiero destin non lascia mai?
O te beato, se comprender sai
quanto piacere a null’altro simile
vien dal mirar donna si altera e umile,
ch’uomo può trar fuore da’piú tristi guai!
Perché allora il mio cor tu non avesti,
che piú nove bellezze in volto a lei,
colla scorta d’Amor, vedute avresti!
Anzi, perché cangiarme i’ non potei
tutto in te stesso! e quel che tu godesti
io medesimo e piú goduto avrei.
IX
E pur ten riedi giá, dolce pensiero,
dal vago aspetto del divin mio sole;
e ’l volto mi descrivi e le parole
dolci e leggiadre, ond’io pur ardo e spero.
Deh pietoso mi di’ per qual sentiero
si breve alla mia donna ognor tu vole;
ch’aneli’io vo’gir lá’ve quell’alte e sole
bellezze un giorno prigionier mi fòro.
Anzi teco verrò; né del desio
temi, che penna men veloce e snella
m’abbia punto a tardar dal volo mio;
però che Amor, coll’aurea sua facella,
d’ogni peso terren purgommi; ond’io
quale accesa mi muovo agil fiammella.