Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/189

Da Wikisource.

i - il mattino 183


925il vezzoso giornal; non le notate
eburnee tavolette, a guardar preste
tuoi sublimi pensier fin ch’abbian luce
doman tra i belli spirti; e non isdegna
la picciola guaina ove al tuo cenno
930mille ognora stan pronti argentei spilli.
Oh quante volte a cavalier sagace
ho vedut’io le man render beate
uno apprestato a tempo unico spillo!
Ma dove, ahi dove inonorato e solo
935lasci ’l coltello a cui l’oro e l’acciaro
donar gemina lama, e a cui la madre
de la gemma piú bella d’Anfitrite
diè manico elegante, onde il colore
con dolce variar l’iride imita?
940Verrá il tempo verrá, che ne’ superbi
convivi ognaltro avanzerai per fama
d’esimio trinciatore, e i plausi e i gridi
de’ tuoi gran pari ecciterai, qualora
pollo o fagian, con le forcine in alto
945sospeso, a un colpo il priverai dell’anca
mirabilmente. Or qual piú resta omai
onde colmar tue tasche inclito ingombro?
Ecco a molti colori oro distinto,
ecco nobil testuggine su cui
950voluttuose imagini lo sguardo
invitan de gli eroi. Copia squisita
di fumido rapè quivi è serbata
e di Spagna oleoso, onde lontana
pur come suol fastidioso insetto
955da te fugga la noia. Ecco che smaglia
cupido a te di circondar le dita
vivo splendor di preziose anella.
Ami la pietra ove si stanno ignude
sculte le Grazie, e che il giudeo ti fece
960creder opra d’argivi allor ch’ei chiese