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II

IL MERIGGIO

(Secondo la lezione del manoscritto Ambrosiano IV, 8-9.)

     Ardirò ancor fra i desinari illustri
sul meriggio innoltrarmi umil cantore,
poi che troppa di te cura mi punge,
signor, ch’io spero un di veder maestro
5e dittator di graziosi modi
all’alma gioventú che Italia onora.
     Tal, fra le tazze i coronati vini,
onde all’ospite suo fe’ lieta pompa
la punica regina, i canti alzava
10Jopa crinito; e la regina in tanto
dal bel volto straniero iva beendo
l’oblivion del misero Sicheo:
e tale, allor che l’orba Itaca in vano
chiedea a Nettun la prole di Laerte,
15Femio s’udia co’ versi e con la cetra
la facil mensa rallegrar de’ Proci,
cui dell’errante Ulisse i pingui agnelli
e i petrosi licori e la consorte
convitavano in folla. Amici or china,
20giovin signore, al mio cantar gli orecchi,