Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/202

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195 il giorno


165docil fidanza ne le innocue luci.
     Oh tre fiate avventurosi e quattro
voi del nostro buon secolo mariti,
quanto diversi da’ vostr’avi! Un tempo
uscia d’Averno, con viperei crini,
170con torbid’occhi irrequieti e fredde
tenaci branche, un indomabil mostro,
che ansando e anelando intorno giva
a i nuziali letti; e tutto empiea
di sospetto e di fremito e di sangue.
175Allor gli antri domestici, le selve,
Tonde, le rupi alto ulular s’udièno
di femminili stridi. Allor le belle
dame, con mani incrocicchiate e luci
pavide al ciel, tremando, lagrimando,
180tra la pompa feral de le lugubri
sale, vedean dal truce sposo offrirsi
le tazze attossicate o i nudi stili.
Ahi pazza Italia! il tuo furor medesmo
oltre l’alpe, oltre il mar destò le risa
185presso a gli emuli tuoi, che di gelosa
titol di dièro: e t’è serbato ancora
ingiustamente. Non di cieco amore
vicendevol desire, alterno impulso,
non di costume simiglianza or guida
190giovani incauti al talamo bramato;
ma la Prudenza co i canuti padri
siede librando il molto oro e i divini
antiquissimi sangui: e allor che l’uno
bene all’altro risponda, ecco Imeneo
195scoter sue faci; e unirsi al freddo sposo,
di lui non giá, ma de le nozze amante,
la freddissima vergine che in core
giá i riti volge del bel mondo; e lieta
la indifferenza maritale affronta.
200Cosi non fien de la crudel Megera