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ii - il meriggio 219


e i dissimili sughi raccogliendo,
tesoreggia nell’arme: un giorno poi
995ne van colme le pátere dorate
sopra l’ara de’ numi; e d’ogni lato
ribocca la fragrante alma dolcezza.
     Or versa pur dall’odorato grembo
i tuoi doni, o Pomona; e l’ampie colma
1000tazze, che d’oro e di color diversi
fregia il sassone industre. E tu da i greggi,
rustica Pale, coronata vieni
di melissa olezzante o di ginebro;
e co’ lavori tuoi di presso latte
1005declina vergognando a chi ti chiede:
ma deporli non osa. In su la mensa
porien, deposti, le celesti nari
punger ahi troppo; e con ignobil senso
gli stomachi agitar: soli torreggino
1010sul ripiegato lino in varia forma
i latti tuoi cui di serbato verno
assodarono i sali, e fecer atti
a dilettar con súbito rigore
di convitato cavalier le labbra.
     1015Tu, signor, che farai poi che la dama
con la mano e col piè lieve puntando
move in giro i begli occhi; e altrui dá cenno
che di sorger è tempo? In piè d’un salto
balza primo di tutti; a lei soccorri,
1020la seggiola rimovi, la man porgi,
guidala in altra stanza, e piú non soffri
che lo stagnante de le dapi odore
il cèlabro le offenda. Ivi con gli altri
gratissimo vapor la invita, ond’empie
1025l’aere il caffè che preparato fuma
in tavola minor, cui vela ed orna
indica tela. Ridolente gomma
quinci arde in tanto; e va lustrando e purga