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iv - la notte 247


da le ricche viventi, a cui per anco,
misere! sopra il suol l’estrema veste
sibila per la polvere strisciando.
     Ahi, se fresco sdegnuzzo i vostri petti
205dianzi forse agitò, tu chino e grave
a lei porgi la destra; e seco innoltra
quale ibero amador quando, raccolta
dall’un lato la cappa, contegnoso
scorge l’amanza a diportarsi al vallo,
210dove il tauro, abbassando i corni irati,
spinge gli uomini in alto; o gemer s’ode
crepitante giudeo per entro al foco.
Ma no; ché l’amorosa onda pacata
oggi siede per voi: e, quanto è d’uopo
215a vagarvi, il piacer solo la increspa
una lieve aleggiando aura soave.
Snello adunque e vivace offri a la bella
mollemente piegato il destro braccio.
Ella la manca v’inserisca. Premi
220tu col gomito un poco. Anch’ella un poco
ti risponda premendo; e a la tua lena
dolce peso a portar tutta si doni,
mentre a piccioli salti ambo affrettate
per le sonanti scale alto celiando.
     225Oh come al tuo venir gli archi e le volte
de’gran titoli tuoi forte rimbombano!
Come a quel suon volubili le porte
cedono spalancate; ed a quel suono
degna superbia in cor ti bolle; e face
230l’anima eccelsa rigonfiar piú vasta!
     Entra in tal forma; e del tuo grande ingombra
gli spazi fortunati. Ecco di stanze
ordin lungo a voi s’apre. Altra di servi
infimo gregge alberga, ove tra lampi
235di molteplice lume acceso e spento,
e fra sempre incostanti ombre, schiama