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248 il giorno


il sermon patrio e la facezia e il riso
dell’energica plebe. Altra di vaghi
zazzerati donzelli è certa sede,
240ove accento stranier misto al natio
molle susurra: e s’apparecchia in tanto
copia di carte e multiforme avorio,
arme l’uno a la pugna, indice l’altro
d’alti cimenti e di vittorie illustri.
     245Al fin piú interna, e di gran luce e d’oro
e di ricchi tapeti aula superba,
sta servata per voi, prole de’ numi.
Io, di razza mortale ignoto vate,
come ardirò di penetrar fra i cori
250de’ semidei, ne lo cui sangue in vano
gocciola impura cercheria con vetro
indagator colui che vide a nuoto
per l’onda genitale il picciol uomo?
Qui tra i servi m’arresto; e qui da loro
255nuove del mio signor virtudi ascose
tacito apprenderò. Ma tu sorridi,
invisibil Camena; e me rapisci
invisibil con te fra li negati
ad ognaltro profano aditi sacri.
     260Giá il mobile de’ seggi ordine augusto
sovra i tiepidi strati in cerchio volge:
e fra quelli eminente i fianchi estende
il grave canapè. Sola da un lato
la matrona del loco ivi si posa;
265e con la man che lungo il grembo cade,
lentamente il ventaglio apre e socchiude.
Or di giugner è tempo. Ecco le snelle
e le gravi per molto adipe dame,
che a passi velocissimi s’affrettano
270nel gran consesso. I cavalieri egregi
lor camminano a lato: ed elle, intorno
a la sede maggior vortice fatto