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250 il giorno


de’ maligni lontane, a i fidi orecchi
310si mormoráro i delicati arcani.
Ivi la coppia de gli amanti, a lato
dell’arbitra sagace, o i nodi strinse,
o calmò l’ira, e nuove leggi apprese.
Ivi sovente I’amador faceto
315raro volume all’altrui cara sposa
lesse spiegando; e con sorrisi arguti
fe’ tra i fogli notar lepida imago.
il fortunato seggio invidia mosse
de le sedie minori al popol vario:
320e fama è che talora invidia mosse
anco a i talami stessi. Ah, perché mai,
vinto da insana ambizione, uscio
fra lo immenso tumulto e fra il clamore
de le veglie solenni! Avvi due geni
325fastidiosi e tristi, a cui dièr vita
l’Ozio e la Vanitá, che, noti al nome
di Puntiglio e di Noia, erran cercando
gli alti palagi e le vigilie illustri
de la prole de’ numi. Un ne le mani
330porta verga fatale, onde sospende
ne’ miseri percossi ogni lor voglia;
e di macchine al par, che l’arte inventi,
modera Palme a suo talento e guida:
l’altro piove da gli occhi atro vapore;
335e da la bocca sbadigliarne esala
alito lungo, che, sembiante a i pigri
soffi dell’austro, si dilata e volve,
e d’inane torpor le menti occupa.
Questa del canapè coppia infelice
340allor prese l’imperio; e i risi e i giochi
ed Amor ne sospinse. Il trono è questo
ove le madri de le madri eccelse
de’ primi eroi esercitali lor tosse;
ove P inclite mogli, a cui beata