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278 le odi


ma so ancor che al potente
palpita oppresso il cor
sotto la man sovente
del gelato timor.
     25Me non nato a percotere
le dure illustri porte
nudo accorrá, ma libero,
il regno de la morte.
No, ricchezza né onore
30con frode o con viltá
il secol venditore
mercar non mi vedrá.
     Colli beati e placidi
che il vago Èupili mio
35cingete con dolcissimo
insensibil pendio,
dal bel rapirmi sento
che natura vi diè;
ed esule contento
40a voi rivolgo il piè.
     Giá la quiete, a gli uomini
si sconosciuta, in seno
de le vostr’ombre apprestami
caro albergo sereno:
45e le cure e gli affanni
quindi lunge volar
scorgo, e gire i tiranni
superbi ad agitar.
     Qual porteranno invidia
50a me che, di fior cinto,
tra la famiglia rustica,
a nessun giogo avvinto,
come solca in Anfriso
Febo pastor, vivrò;
55e sempre con un viso
la cetra sonerò!