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iii - la impostura 285


     25Giá con Numa in sul Tarpeo
désti al Tebro i riti santi,
onde l’augure poteo
co’ suoi voli e co’ suoi canti
soggiogar le altere menti
30domatrici de le genti.
     Del Macedone a te piacque
fare un dio, dinanzi a cui
paventando l’orbe tacque:
e nell’Asia i doni tui
35fúr che l’arabo profeta
solle varo a si gran meta.
     Ave, dea. Tu come il sole
giri e scaldi l’universo.
Te suo nume onora e cole
40oggi il popolo diverso:
e Fortuna a te devota
diede a volger la sua rota.
     I suoi dritti il merto cede
a la tua divinitade,
45e virtú la sua mercede.
Or, se tanta potestade
hai qua giú, col tuo favore
ché non fai pur me impostore?
     Mente pronta e ognor ferace
50d’opportune utili fole
have il tuo degno seguace:
ha pieghevoli parole;
ma tenace e quasi monte
incrollabile la fronte.
     55Sopra tutto ei non oblia
che si fermo il tuo colosso
nel gran tempio non stana,
se, qual base ognor col dosso
non reggessegli il costante
60verosimile le piante.